tram e trasporto pubblico a Roma

La rete tramviaria dei Castelli romani

Da Roma a Grottaferrata e Frascati, via Albano e Marino

Un viaggio immaginario sulla rete dei Castelli

 


Al capolinea e in via principe Umberto.

Roma, 1938, al capolinea della rete tramviaria dei Castelli romani, in via principe Umberto (oggi via Amendola): il treno composto dalla motrice 82 e dal rimorchio 282, entrambi a quattro assi, è in partenza per Velletri impeccabile nella verniciatura bianco-bleu, non esistendo il problema dei graffiti che ci tormenterà tra sessant'anni: l'attuale governo riserva pene severissime per chi danneggia la proprietà pubblica.

Nonostante sia in sosta su binari raccordati a quelli della rete urbana, il treno ha un aspetto pesante, quasi ferroviario, con la motrice dotata di presa di corrente a pantografo e con i grossi repulsori di accoppiamento centrali.


Una articolata Urbinati al doppio flesso di fronte alla Centrale del latte e un treno interurbano in viale Manzoni.

Al segnale dato da un controllore il treno si avvia, dopo un fischio che ne accentua il carattere ferroviario, lungo la via principe Umberto, incrocia i binari della rete dell'ATAG in via Manin e in via Gioberti, transita di fronte alla Centrale del latte con due successivi flessi per evitare i ruderi di un arco di un acquedotto romano e, attraverso viale Manzoni e via Emanuele Filiberto su un percorso in parte in comune con linee ATAG, giunge in piazza S. Giovanni dove sosta su un proprio binario di precedenza. Sul binario a fianco sosta una motrice MRS dell'ATAG della linea 19, mentre in senso opposto giunge una motrice urbana a quattro assi della STEFER, anch'essa di derivazione MRS. Il nodo di S. Giovanni è uno dei più interessanti della rete tramviaria romana.

Lasciata la piazza S. Giovanni il tram imbocca il binario sulla sede riservata centrale in via Appia Nuova e, dopo un breve tratto con qualche sferragliamento sugli scambi dei binari di servizio, si arresta di fronte al deposito STFER di via Appia, sorpassando un convoglio urbano fermo su un binario a fianco; nel deposito si intravedono interessanti rotabili di servizio.


Davanti al deposito STEFER di via Appia: una MRS del gruppo 300 in transito e un convoglio con motrice 64 e rimorchio 164 in uscita.

Lasciato il deposito, si giunge ad una biforcazione: a sinistra la linea impegna via della Cave per raggiungere, attraverso le vie Tuscolana e Anagnina, il bivio di Grottaferrata e da qui Frascati, Rocca di Papa e Marino.


Il treno reversibile 93+293 in via delle Cave.

Il binario diritto è invece quello per Genzano, Ariccia e Velletri ed è qui che il nostro tram si dirige, dapprima su un binario spostato leggermente sulla destra, in via dei Cessati Spiriti (dove per un certo tempo ci fu un triangolo di inversione per le corse dirette al motovelodromo Appio) e tornando poi, al bivio dell'Acqua Santa, sull'Appia che non abbandonerà più fino a Velletri.


Il sottopassaggio della direttissima Roma-Napoli, sulla via Appia.

L'Appia sarà percorsa inizialmente su un binario posto sulla sinistra uscendo da Roma, parallelamente al vecchio tracciato della ferrovia Roma-Albano che diverrà, negli anni '40, il secondo binario della linea STEFER fino a Capannelle. Qui giunto, il tram sosta in corrispondenza di un anello di ritorno corredato da un notevole sviluppo di binari ausiliari: è il capolinea del servizio urbano per Capannelle, sul quale fanno servizio delle motrici a carrelli molto simili alle MRS dell'ATAG.


Sull'anello di Capannelle.

Da Capannelle in poi la linea è percorsa solo dai convogli extraurbani, che si incrociano in corrispondenza dei numerosi raddoppi protetti da un sistema di segnalazione di origine americana, della United States Electric Signal Co., con i suoi tipici segnali a disco girevole racchiuso in un contenitore cilindrico a basi vetrate.


Lungo la via Appia.

La 82 procede bene, transita nella località dive sorgerà l'aeroporto di Ciampino e, dopo circa 6 km, impegna un tratto in sede propria giungendo il località Frattocchie e fermandosi in un raddoppio di precedenza. Per la partenza, il conducente deve fare attenzione al corretto azionamento del dispositivo di blocco, rallentando sotto una slitta di comando posta sulla linea aerea ed osservando un segnale luminoso che passa al verde.


In località Frattocchie.

Da Frattocchie in poi la linea si presenta in forte salita, ma la 82 è dotata di quattro motori per complessivi 360 CV che le permettono non solo di mantenere una buona velocità, accompagnata dall'armonioso suono delle trasmissioni, ma anche di riavviarsi senza difficoltà dopo le fermate intermedie di Due Santi ed Ercolano. La notevole corrente assorbita dai motori si rende però manifesta nei momenti in cui il conducente, riportando a zero il controller, interrompe la tenuta all'interruttore di linea che, aprendo il circuito di trazione, emette due rumorosi scoppi in rapida successione, mentre un osservatore esterno potrebbe chiaramente vedere nel sottocassa le grosse scintille che si espandono nei caminetti spegni fiamma.


Al centro di Albano.

Ad Albano la fermata del tram è proprio all'ingresso nella cittadina, che è poi attraversata dalla linea per tutta la sua lunghezza. Prima però di arrivare alla fermata, notiamo innestarsi sulla linea un binario proveniente da sinistra, dalla strada che conduce a Castelgandolfo e Marino: è il raccordo Albano-Frascati, che ci proponiamo di esplorare. Lasciamo pertanto a malincuore la bella 82 al suo viaggio verso Genzano e Velletri e ci mettiamo in attesa di un locale per Frascati.

Il treno che ad un certo momento proviene dalla diramazione è costituito da una motrice, in linea di massima simile alla 82, ma molto più vecchiotta all'aspetto, che è numerata 63 e traina un curioso rimorchietto a due assi, ad accesso centrale, numerato 203; l'aria vetusta le si conviene, dato che è del 1921!


Sulla Albano-Marino.

Dopo le interessanti manovre di inversione della motrice rispetto al rimorchio e del posto di guida, con spostamento di manette ed accessori da una cabina all'altra, la 63 riparte alla volta di Castelgandolfo ed impegna inizialmente un tratto di linea in sede propria a livello più basso della strada; passa di fronte ad una sottostazione in località S. Antonio ed emerge sulla sede alberata della via Maremmana.


Dopo Marino.

Si transita sopra il lago di Albano giungendo alla fermata di Castelgandolfo e, dopo le successive fermate di Monteverde, Villini, Madonnella e Ferentano, si arriva a Marino, dove l'attraversamento della cittadina in strade anguste è del più alto interesse.

Ripresa la marcia, dopo circa 1500 metri e altre fermate, S. Rocco e Convento, una sorpresa: a destra una piccola stazione tramviaria, alle spalle della quale si scorge una vasta area popolata di binari e rotabili: è il deposito STFER di S. Giuseppe, in fondo al quale si scorge anche una motrice a due piani, una delle famose "imperiali" con le quali la STFER iniziò il servizio per Frascati nel 1906.


Nel deposito di S. Giuseppe, il relitto di una imperiale e la 70 ricostruita.

Dopo S. Giuseppe il tram arriva al bivio di Valle Violata, dal quale parte una breve diramazione che porta alla stazione inferiore della funicolare per Rocca di Papa: alla fermata in corrispondenza del bivio c'è un certo movimento di rotabili, anzi su un binario a fianco sosta una piccola motrice a due assi somigliante, come architettura, alla 63, numerata 44 e destinata, pare, a fare la spola tra il bivio e la funicolare.


Al bivio di Valle Violata.

La 63 riprende la marcia e, passando il ben noto bivio di Squarciarelli, giunge a Grottaferrata, dove si arresta di fronte ad una curiosa stazioncina in stile floreale, fiancheggiata da un triangolo di binari, dal quale si stacca il tronco che conduce a Frascati, dove però non possiamo andare, altrimenti questo racconto diverrebbe troppo lungo. Lasciamo invece la 63 e ci poniamo in attesa di un diretto Frascati-Roma.

Il diretto in questione è costituito da un convoglio che, a prima vista, sembra formato da due motrici come la 82 accoppiate: studiando poi la situazione con l'occhio dell'esperto, ci accorgiamo invece che si tratta di una motrice, la 91, accoppiata ad una rimorchiata pilota di identica cassa dotata di pantografo, la 291, e la condotta del treno si ha proprio dalla pilota, che mantiene il pantografo in presa, mentre quello della motrice è abbassato (disposizione che è imposta dalla necessità di avere il pantografo sempre sulla vettura di testa, per il comando degli scambi sulla tratta urbana).


Il treno reversibile 91+291.

La 91 è potente come la 82 e, favorita anche dalla discesa, si avvia verso Roma a notevole velocità, con un rumore che oggi qualcuno chiamerebbe "sferragliare", ma che è invece un bellissimo concerto ferro-tramviario. Dopo circa 1500 metri si impegna un tratto in sede propria, a metà del quale si trova la fermata Borghetto, e si torna poi in sede stradale sulla via Anagnina in località Villa Senni.


In località Borghetto, presso Grottaferrata.

Si sovrapassano poi le ferrovie Roma-Albano e Roma-Cassino giungendo alla fermata Morena e poi, dopo le fermate di Casalotti, Gregna e Rampa, all'innesto con la statale Tuscolana a Tor di Mezza Via.


Sulla via Anagnina, dove sorgerà, 25 anni dopo, lo stabilimento della soc. FATME, oggi non più esistente, e al capolinea urbano di Cinecittà.

Seguendo la Tuscolana incontriamo le fermate di Osteria del Curato, Cinecittà, Cecafumo (con un raccordo per una sottostazione), Quadraro e Porta Furba, dopo aver sovrapassato la direttissima Roma-Napoli. Poi attraverso via delle Cave torniamo al punto già citato in cui la linea di Grottaferrata si innesta in quella di Velletri e il nostro viaggio si conclude al deposito STFER di via Appia, con la speranza di poter dare un'occhiata all'interessante motrice di servizio a due assi che vi staziona all'ingresso.


All'ingresso del deposito di via Appia, la motrice 37 a due assi.


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rev. A+ 27/11/17