tram e trasporto pubblico a Roma

Ricordi e nostalgia

Il 105 e l'NT rosso, il 35 e il 56; due bellissime linee filoviarie romane,
oggi solo nel ricordo di qualcuno

Una linea quasi sconosciuta, la 105 rosso

ved. anche Le linee filoviarie del quartiere Salario, 1938-64

 

La linea NT rosso fu creata nel dopoguerra, insieme alla NT nero, per dare un collegamento diretto con il centro storico ai quartieri rispettivamente Salario e Monte Sacro. Entrambe le linee derivarono dai prolungamenti verso l'esterno della precedente NT (p.ta Pia-p. Sonnino) e furono aperte all'esercizio il 14 aprile 1949, risultando in parte sovrapposte alle linee 105 per il Salario e 107 per Monte Sacro. La linea NT rosso (p. Vescovìo-p. Sonnino) seguiva il percorso del 105 da p. Vescovìo fino a p. Fiume e e da qui raggiungeva p. Barberini; la NT seguiva invece il percorso del 107 da p. Sempione a p. S. Bernardo congiungendosi poi alla NT rosso a p. Barberini; da qui le due linee seguivano il percorso del precedente NT fino a p. Sonnino. Il 12 marzo 1951 gli NT rosso ed NT divennero rispettivamente 56 e 60; il capolinea di p. Sonnino fu da allora denominato p. G. Belli. Il 56 fu sostituito da autobus, sullo stesso percorso, il 5 novembre 1957, mentre l'esercizio del 60 rimase filoviario fino al 1968.

Facciamo iniziare il nostro racconto dal 1945 quando, finita la guerra, il sistema dei trasporti di Roma stava lentamente tornando alla normalità ed avevano ripreso servizio, se pure in modo parziale e discontinuo, le due linee filoviarie sulle quali quotidianamente viaggiavo, il 105 (p. Vescovìo-staz. Termini) e il 106 (p.le Annibaliano-p. del Parlamento); lasciamo per il momento da parte il 106 e fissiamoci invece sul 105, che era all'epoca servito dagli Alfa 110-AF a tre assi, in generale le 60 e 61, per quanto vi apparisse di quando in quando anche una 62 o anche qualche due assi.

A partire dal 1946 i filobus, insieme al restante materiale rotabile dell'ATAC, furono completamente revisionati e man mano riportati alle condizioni anteguerra; nei miei giri esplorativi non tardai però ad accorgermi che alcune vetture erano state affidate, per la ricostruzione, a ditte esterne quali la MATER e la Boano (un noto carrozziere romano di quei tempi), mentre altre erano state ricostruite "in casa", nelle officine ATAC. Devo putroppo riconoscere che, mentre le MATER e le Boano riapparvero veramente come filobus nuovi (bellissimi gli interni in legno riportati ad un brillante color mogano, i pezzi in alluminio lucenti, le targhette cromate, l'impeccabile strumentazione con tutte le spie funzionanti: non riuscii mai a stabilire se fossero più belle le MATER o le Boano), quelli ricostruiti dall'ATAC mantenevano un'aria piuttosto casareccia, verniciati a pennello anziché a spruzzo.

Ma torniamo al 105, la vita del quale si svolse senza particolari eventi fino al 1949, anno nel quale fu un parte affiancato dalla linea filoviaria NT rosso (tabella in rosso, p. Vescovìo-p. Sonnino, sovrapposta al 105 da p. Vescovìo a p. Fiume); simultaneamente, la linea 107 (Monte Sacro-p. S. Bernardo) fu affiancata dallo NT (tabella in nero, Monte Sacro-p. Sonnino, sovrapposta al 107 praticamente per tutta la lunghezza di quest'ultimo); questi due NT derivavano da un precedente NT unico, da quel momento soppresso.

Occorre a questo punto notare che alla fine del 1948 erano cominciati ad arrivare all'ATAC i nuovi filobus Fiat 672-F a tre assi (le più belle tra le belle vetture filoviarie), iniziando con quelli con la carrozzeria caratterizzata dal ben noto frontale panciuto, le 64 Carmagnola, verniciate chissà perché in un tono di verde più scuro dell'usuale, per passare alle 64 Cansa, con il frontale dotato dell'altrettanto nota V verde chiara. Queste vetture si erano affiancate alle Alfa 110-AF3, le 63 appena consegnate a completamento delle fornitura iniziata nel 1942 ed erano state destinate inizialmente alle linee centrali, motivo per cui non erano mai apparse sul 105. Facevano però servizio sull'NT, ancora unico (p.ta Pia-p. Sonnino), motivo per cui, appena annunciata l'introduzione dell'NT rosso, io cominciai a sperare di vedere le 64 anche dalle mie parti.

Infatti, così avvenne. Il primo giorno di servizio dell'NT rosso mi portai di buon'ora alla fermata di p. Verbano e mi posi in attesa di un NT rosso che poco dopo arrivò, con mia gran soddisfazione, con la vettura 6441; su questa quale restai poi a fino p. Barberini, dove scesi per osservare cosa succedeva sull'altro NT, il nero. La prima 64 che vidi sull'NT fu la 6461, nettamente più recente della 6441 e ciò mi diede già un certo malumore, malumore che si accrebbe quando osservai (o credetti di osservare) che sull'NT le 64 erano di più che sull'NT rosso. Vero o no che questo fosse, fatto sta che da quell'istante cominciai a considerare lo NT una linea in concorrenza al "mio" NT rosso, situazione che era destinata a durare più e più anni. In realtà la situazione sui due NT, considerandola nella media di un numero sufficiente di giorni, si equivaleva: su ognuna delle due linee facevano servizio da 18 a 20 filobus, dei quali tre o quattro erano 110-AF, una decina erano 64 e i restanti si suddividevano tra qualche 63 e sporadiche vetture a due assi, di solito Fiat 656-F.

Non posso qui fare a meno di tacere l'orribile avventura che mi capitò un giorno in compagnia di un amico, in attesa di un NT rosso a piazza Venezia: invece dell'attesa 64, si presentò un sussidiario o non so che, un autobus Lancia Omicron, sul quale dovetti salire maledicendo la presenza dell'altro che mi impediva l'attesa di un'altra vettura (se gli avessi rivelato il mio pensiero, ne sarebbero seguiti interminabili sberleffi e canzonature...; ma un'altra volta, a piazza Verbano sempre con lui, ebbi il coraggio di rifiutarmi di salire su un filobus a due assi Fiat 656, adducendo la scusa che era troppo pieno).

Dopo qualche mese dall'apertura all'esercizio dell'NT rosso, qualche rara 64 cominciò ad apparire, con mia gran gioia, anche sul 105 e le prime ad apparire furono quelle del primo sottogruppo, mentre successivamente apparve anche qualche secondo sottogruppo; la situazione anzi migliorò parecchio, per il 105, dopo il 1951 quando, con la riforma dei numeri di linea, era diventato 35, mentre l'NT rosso aveva assunto il numero 56 (glorioso numero, che doveva durare fino alla sciagurata riforma del 2001 per le linee del quartiere Salario, riforma che vide soppressi il 56 e il 319 in sostituzione di alcune linee che, pur ricalcando in parte i percorsi delle precedenti, furono ben lungi dal fornire un servizio valido). Alcuni giorni potevo contare anche sette od otto 64 sul 35.

Ma nubi minacciose si profilavano al mio limitato orizzonte filoviario: nel 1952, la linea autobus 207 azzurro, dapprima prolungata a p.ta Pia come linea 137, fu trasformata in filobus e raggiunse poi la stazione Termini come 36 (borg. Tufello-staz. Termini). Già fin dai primi giorni di esercizio del 36 mi accorsi con una certa preoccupazione della tendenza a porvi in servizio, accanto ai soliti 110-AF, delle 64 che, naturalmente, dato il limitato numero delle stesse (erano in tutto 60), andavano a detrimento di quelle impiegate sulle mie linee. Ma il peggio venne qualche mese dopo. Un giorno, al capolinea di Termini, vedo arrivare una 64 tabellata 36 sul bifilare accanto a quello del 35, presso il quale sostavo io; non solo, ma subito dopo vedo un'altra 64 impegnare la curva a sinistra in p. dei Cinquecento e, tabellata anch'essa 36, fermarsi dietro la prima; allarmato, aspettai un po', solo per vedere una terza 64 aggiungersi sul 36 alle due prime; per farla breve, mi accorsi ben presto con raccapriccio che TUTTO il 36 era esercitato con le 64: percorsi l'intera linea fino al Tufello e ritorno, senza incontrare altro che 64!


Nell'immagine centrale si distinguono: due filobus del 64 (1° bif., una 66 seguita da un 110-AF); una 64 sul 77 (2° bif.); nel 3° bifilare entra una 64 sul 35.
L'immagine di destra mostra un 110-AF sul 64 (1° bif.), un autobus Alfa 140 sul 77 (2° bif.), due 110-AF risp. su 35 e 36 (3° e 4° bif.); una 43 sul 39 (5° bif.).


Alla stazione Termini, le 64 sul 36.

Vana fu la mia speranza che si trattasse di un fenomeno passeggero, più e più mesi dovettero passare prima che sul 36 ricomparisse qualche Alfa a tre assi; fu per me un periodo orribile, anche se un giorno un conducente mi disse che le 64 erano state poste in servizio sul 36 in via provvisoria, perché al Tufello alcuni lavori ad una fogna avevano imposto una curva strettissima (i 672-F avevano un raggio di curva minimo molto inferiore a quello degli Alfa). Naturalmente, in questo periodo, le 64 praticamente sparirono dal 35 ed anche sul 56 e sul 60 (l'ex NT nero) non se ne vedevano più tante, anche perché nel frattempo erano state impiegate anche su altri percorsi, quali il 58, il 70, il 75 e il 62.


In p. Barberini e a l.go Chigi: Alfa 110-AF sul 56.

Ma anche dopo il termine dei lavori al Tufello, la situazione non migliorò molto per le mie linee, le 64 essendo impiegate su tutta la rete centrale in grande promiscuità con gli altri filobus; oltre a ciò, a partire dal 1949 erano entrati in servizio gli Alfa 140-AF, le 66, filobus di scarso interesse, che immessi anch'essi in servizio sulle linee centrali, riducevano ancora la proporzione delle 64 in servizio; la composizione media del 56 (18 orari) era allora di cinque 60, 61 (della prima sottoserie, con avviatore APN) o 62 (probabilmente per una assegnazione ai depositi non apparivano mai le 61 della seconda sottoserie, con avviatore ARG), tre o quattro 63, 66, 64 (queste ultime quasi 64 Cansa). Il 35 era oramai effettuato quasi esclusivamente con i 110-AF di tutti i gruppi.

Questo minestrone di tipi di rotabili si accrebbe ancor più con l'arrivo della seconda serie di 672-F, i 67 e 68; i primi rotabili di questi gruppi, ossia le prime 67, restarono in servizio su linee periferiche per parecchi mesi, guardate con diffidenza dai conducenti per alcune caratteristiche dell'equipaggiamento elettrico Marelli (avviatore VAIF) e solo verso la fine del 1951 cominciarono ad apparire timidamente sulle linee centrali, anche sul 56; le vetture non solo arrivavano col contagocce (la fornitura iniziò nel maggio 1951 e per qualche mese si videro le sole 6701-11 in servizio sul 48), ma nemmeno in ordine numerico progressivo: ricordo che, dopo aver visto la 6713 sul 56 in via Veneto, a largo Argentina mi sfrecciò davanti la 6763, roba che non credevo ai miei occhi.

Le 67 e le 68 non ebbero fortuna, un po' per alcune loro caratteristiche sfavorevoli, ma in buona parte per le fissazioni dei conducenti romani che tradizionalmente odiavano il freno elettrico (i 672-F VAIF hanno invece circolato regolarmente su quasi tutte le grandi reti dell'epoca senza destare alcuna protesta) e furono ben presto ritirate dalle linee centrali per essere confinate su linee periferiche, quali il 46, il 32 e il 48. Solo anni dopo, a seguito di innumerevoli modifiche e variazioni, tornarono sulle linee centrali e, per quel che mi riguardava, sul 35 e sul 56, sulle quali linee, però, sempre per assegnazione ai depositi, apparivano solo le 6701-49, le restanti 67 e le 68 seguitando a fare essenzialmente servizio in periferia.

Per le mie predilette linee 35 e 56 i bei tempi erano però oramai passati; l'ultima disgrazia fu l'immissione in servizio dei nuovi filobus a due assi Fiat 668, i 43 che, posti indiscriminatamente in servizio su tutte le linee, finirono per spodestare del tutto i miei amati 672-F. Un'ultima nota: mai su 35 o 56 apparve un filobus dell'ultimo gruppo a due assi, i 45.

Per il 56 la storia filoviaria terminerà ingloriosamente con la trasformazione in autobus nel novembre 1957, mentre il 35 seguiterà una vita filoviaria senza infamia e senza lodo fino al 1966.

La linea 105 rosso.

Nonostante non appaia in nessun elenco di linee filoviarie, nemmeno in quelli compilati dai più accaniti e precisi ricercatori, e non se ne trovi notizia in ordini di servizio o altri documenti ufficiali, nel 1943-44 circolò per un periodo imprecisato un servizio ridotto della linea 105, la 105 rosso da piazza Indipendenza a piazza Acilia; ciò è confermato dai due seguenti fatti.

  1. Siamo nei primi mesi del 1943, probabilmente in maggio. Per ragioni che qui non interessano, il webeditor, del tutto contro la sua volontà ed anzi con parecchio fastidio, si trova ad essere intruppato insieme ad altri giovanotti della sua età come comparsa in un film allora in produzione presso uno stabilimento cinematografico*. Le reclute sono tenute a presentarsi nel primo pomeriggio in piazzale Flaminio, dove su uno dei raccordi tra la linea della via Flaminia e quella del Muro Torto (via Romagnosi o via G.B. Vico?) sosta un treno speciale composto di motrice ad otto moduli e rimorchio a sei; sotto il rigido controllo di capi squadra, capi manipolo e altre autorità, tutti prendono posto nelle vetture e il sottoscritto è assegnato al rimorchio, del quale registra subito il numero, 368. Si parte imboccando la salita del Muro Torto verso ignota destinazione, i soliti informatissimi e in generale fanatici del regime politico in atto sostenendo che, essendo stata Cinecittà fondata per volontà del Duce, certamente quella è la meta; grande delusione quindi (certo non da parte del sottoscritto che non ha alcun interesse per Cinecittà e non sa nemmeno dove esattamente si trova) quando, passato sotto gli archi di porta S. Giovanni, il tram, invece di proseguire per la via Appia, impegna lo scambio a destra e in men che non si dica scarica le aspiranti comparse in piazza Zama, di fronte agli stabilimenti della Scalera Film. Sorvoliamo sullo strazio delle ore che seguono, impiegate a girovagare nei giardinetti dello stabilimento, più e più volte chiamati a mettersi in gruppo o a sfilare di qua e di là per le riprese; è già buio quando finalmente si risale sul tram fermo su un binario tronco in piazza Zama. Nel viaggio di ritorno le autorità di cui sopra non sono però presenti (se la saranno squagliata già da tempo) e ciò permette agli scalmanati fanatici di fare una gran gazzarra, infastidendo chi, come il sottoscritto, avrebbe voluto godersi il viaggio di ritorno piazzandosi sulla piattaforma anteriore della motrice, nella solita posizione strategica a sinistra del controller; il fastidio per la situazione è tale, che giunto il tram in piazza Indipendenza, il sottoscritto lo abbandona al suo destino e prosegue su un filobus Fiat 656 in servizio sul 105 rosso.
  2. Messaggero dell'11 dicembre 1943: la linea 105 rosso è citata per essere mantenuta in esercizio, mentre la 105 nera è sospesa insieme ad altre linee.

Per quanto tempo fece servizio il 105 rosso? Non si sa, certamente fino all'estate del 1944, ma non sembra sia arrivato fino alla così detta liberazione.

* Il film in questione era Marinai senza stelle.


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rev. C1 10/09/21