tram e trasporto pubblico a Roma

Il telecomando delle sottostazioni (1942)

 

Nel luglio del 1942 l'ATAG riuscì ad attivare, nonostante la guerra in atto che già chiaramente volgeva alla disastrosa fine, un servizio veramente di avanguardia: il telecomando di un certo numero di sottostazioni di conversione per l'alimentazione della rete tramviaria e filoviaria, da parte di un posto centrale situato nella sottostazione Nomentana.

Ordine di servizio n. 440 del 24 luglio 1942.

(...) Le sottostazioni che attualmente possono essere telecomandate [dalla sottostazione Nomentana] sono quelle di Romagnosi, Trastevere, Etiopia, via Milano, S. Pietro, Boccea e ambulante. Per le altre l’Azienda si riserva di adottare il telecomando in un secondo tempo.

Le manovre che si possono realizzare dal centro dei telecomandi sono le seguenti:

  1. apertura e chiusura degli interruttori in olio ad alta tensione;
  2. messa in servizio o arresto dei mutatori;
  3. apertura e chiusura degli extrarapidi di macchina e di alimentazione.

Le segnalazioni che si ricevono dalle sottostazioni sono:

  1. mancanza e ritorno dell’alta tensione principale o dei servizi ausiliari;
  2. scatti degli interruttori automatici;
  3. qualunque manovra eseguita a mano sulle apparecchiature comandabili dal centro;
  4. sovraccarichi di carattere continuativo sui canapi positivi;
  5. allarme generico per cui si richiede un sopraluogo in sottostazione;
  6. carico totale della sottostazione.

Nel centro telecomandi, ad ogni sottostazione corrisponde un pannello sul quale è riprodotto in rilievo lo schema della sottostazione stessa. Sullo schema, nelle posizioni corrispondenti a quelle effettive, trovano posto le manopole per le manovre, con relative lampade spia. Dietro i pannelli sono sistemati i relè e i gruppi di selettori che con le loro varie combinazioni determinano la manovra da fare.

Ciascuna sottostazione è collegata al centro telecomandi da una semplice coppia telefonica attraverso la quale si realizza la trasmissione degli ordini e delle segnalazioni. Queste hanno sempre la precedenza su quelli. La stessa coppia serve anche per le comunicazioni telefoniche.

Una scrivania a leggio, a due posti, attrezzata per un numero totale di 36 sottostazioni, contiene:

  1. gli amperometri in miniatura per la lettura dei carichi totali;
  2. i pulsanti, e relative lampade spia, per la ricezione degli allarmi:
  3. le chiavette, e le relative lampade, per il servizio telefonico;
  4. due microtelefoni.

In ciascuna sottostazione si trova un quadro ricevente gli ordini che vengono trasmessi dal centro, del tutto analogo per relè e selettori, al pannello trasmittente. Esiste inoltre un dispositivo automatico che, nel caso venga a mancare l’alta tensione, al ritorno di questa, provvede in circa 20 secondi alla reinserzione di tutti gli apparecchi che erano già inseriti e che, per tensione nulla, si erano aperti.

L’energia in corrente continua a 24 volt, per il funzionamento di tutto il sistema dei telecomandi, sia al centro che nelle sottostazioni, è fornita da batterie di 12 elementi al piombo, ricaricabili per mezzo di un apposito raddrizzatore ad ampolla elettronica di cui ciascuna è fornita.

L’impianto dei telecomandi è stato realizzato in collaborazione delle due ditte Tecnomasio Italiano Brown Boveri e Compagnia Generale di Elettricità, ciascuna per le sottostazioni da essa fornite, adottando il sistema ing. Ettore Immirzi.

Osservazioni.

  1. Nel 1942 la sottostazione ambulante, costruita su uno chassis su preumatici, si trovava alle officine centrali; il 5 aprile 1944 fu spostata a Monte Mario, in località Camilluccia, vicino al Collegio dell'Opera Nazionale Balilla (all'incrocio con v. E. de Amicis), per l'alimentazione della linea 35.
  2. Non si hanno notizie sul sistema di segnalazione impiegato, ma si possono fare alcune ipotesi. Visto che ogni sottostazione era collegata al centro tramite una coppia telefonica che portava anche la fonia e dato che il sistema era alimentato a 24 V c.c., c'è da supporre che fosse impiegato un codice telegrafico in corrente continua, probabilmente a 5 momenti (oggi si direbbe a 5 bit), che permette 32 segnali per ogni senso di trasmissione; sembrerebbe da escludere un sistema a frequenza portante che avrebbe avuto bisogno anche di corrente continua a 200-300 V per l'alimentazione delle valvole, difficile da ottenere dai 24 V con la tecnologia dell'epoca.
  3. Sarebbe interessante sapere come si poteva segnalare a distanza il valore del carico delle sottostazioni, indicato dagli "amperometri in miniatura", a meno che questi ultimi non si riducessero ad serie di lampade che davano una indicazione discontinua.
  4. L'ing. Ettore Immirzi sarà stato un parente del direttore dell'ATAG?

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rev. A1 12/09/21