tram e trasporto pubblico a Roma

Ricordi e nostalgia

Il 71 a vetri

Elaborazione di alcuni scritti di Mauro Mariottini

I paragrafi in carattere più piccolo sono osservazioni e commenti del web editor.

C’è uno spazio in ognuno di noi, o un rifugio, dove la realtà quotidiana si mischia con la fantasia. Se in passato abbiamo desiderato eventi impossibili, tali eventi rimarranno come un desiderio inappagato. Queste righe sul 71 dimostrano come da un niente si può costruire un tutto, basta un po' di fantasia. La storia che racconto è un po' come rivivere un passato, l’alba della vita, e riviverla con occhi adulti e disincantati di quando ormai tutto sembra chiaro. E’ stato già scritto, da un appassionato, qualcosa del genere: in un centinaio di pagine l’autore ha tracciato una storia del filobus a Roma dal fine amaro. Con le presenti note intendo invece cercare di ricostruire la vita di una linea fino ad oggi dimenticata dall’ATAC, aggiungendo a quanto già scritto la storia vissuta da un uomo, da tutti considerato come matto.

O quasi da tutti, escludiamo almeno il web editor.

Il mio amore, perché tale è, per il 71 cominciò un giorno, quando ancora la linea si chiamava 115. A seguito di un capriccio non appagato, ovvero di una dose di scapaccioni, mio fratello per distrarmi mi portò alla finestra mentre passava il 115 e nacque così un idillio, chissà forse corrisposto; di quell’evento, storico, conservo la foto mentale sbiadita dal tempo e dal punto di vista tecnico credo che il filobus in questione fosse un Fiat/CGE a due assi (che chiamerò nel seguito gruppo 4100, essendo le vetture 4073-4151).

Le origini

Il 115, nato come autobus, passò a filobus verso il 1940 e le prime vetture furono le 4100 sopra ricordate, vetture leggendarie ed eccezionali, dal momento che utilizzandone motori ed altri componenti, l'ATAC ebbe nel 1954 l'ultima serie moderni Lancia a due assi, i 4500.

Intervenne poi la guerra: molte vetture e non solo filoviarie finirono distrutte sotto i bombardamenti, la rete aerea in buona parte fu danneggiata se non completamente distrutta, altre vetture filoviarie e tramviarie furono requisite dai tedeschi. Ma nonostante la difficile situazione postbellica e la mancanza di materiale per la ricostruzione, tuttavia nel giro di circa cinque anni tutte le vetture furono rimesse a posto e apparvero più belle di prima.


Un 71 esercitato con filobus a due assi presso l,go Chigi.

Gli anni 1949-51

Solo agli inizi degli anni Cinquanta (più o meno verso il 1951) arrivarono sul 71 i filobus a tre assi, normalmente quelli delle serie 6001-6263; non mancavano però le eccezioni a questa regola e tra le altre, la più gradita era l'apparizione di un filobus a vetro, con il qual termine io intendevo un filobus nel quale la tabella di linea anteriore, in luogo di essere la solita tavola di legno sagomata, era invece costituita da un tabellina metallica che appariva dietro una finestrella protetta da un vetro, sulla parte alta del frontale della vettura.


Un 115 "a vetri" a p. S. Silvestro, il 25 luglio 1943.

Questi super desiderati filobus erano allora quelli del gruppo incompleto 6265-6383, incompleto perchè, a quanto pare, una buona parte dei rotabili era stato razziata dai tedeschi nel 1944 (le utilizzarono poi in Germania e in altri paesi quali Danzica e la Polonia), rotabili che non tornarono poi in esercizio nel dopoguerra, se non in numero esiguo. Le vetture in questione cominciarono ad entrare in servizio nel 1942-43 e quando gli eventi bellici si fecero ancor più drammatici l’Alfa Romeo, che ne curava la costruzione, interruppe la fornitura.

Le vetture che, rientrate dalla Germania, circolavano nel dopoguerra, erano le 6273-6283, 6295, 6301, alle quali si aggiunsero poi le altre man mano consegnate dall'Alfa Romeo. Non è assolutamente certo che le vetture che il nostro appassionato, e non solo lui, osservava in servizio, fossero state restituite dai tedeschi, ma è più probabile si trattasse di filobus che per un motivo fortuito erano sfuggiti alla requisizione.

Il mio 115, diventato 71 dopo il 1949, finì con l’avere a più riprese alcune vetture di quella serie, per un certo periodo di tempo che non riesco a definire data la mia giovane età di allora; sono però oggi sono in grado di stabilire che tutte le vetture in servizio sul 71 erano tra quelle costruite nel dopoguerra e ciò per uno specifico particolare costruttivo nella forma dell'imperiale, che presentava una certa smussatura agli spigoli, ciò che dava al filobus visto dall'alto una particolare aria aggraziata.

Il particolare citato dall'A. sarebbe di grande importanza, se disponessimo di immagini delle vetture dall'alto; ci sembra però poco probabile che per il 71 si sia fatta la distinzione accennata nell'impiego delle vetture, distinzione che non avrebbe poi avuto alcun senso.

Ricordo come la mattina, svegliandomi, speravo che una vettura del gruppo 6300 vista in servizio sul 71 il giorno prima ancora vi fosse mantenuta; gioia di quando lo vedevo apparire e tristezza di quando invece spariva.

Tra il 1952 e il 1955

Il 71 fu poi prolungato fino a via Giolitti e verso il 1952 cominciai a prendere coscienza che la mia non era una mania o una ossessione da matto, ma che poteva costituire una vera e propria ricerca scientifica, affinata al punto che ero oramai in grado di predire l'arrivo di singole vetture, quali la 6133 e la 6171, dal loro particolare suono; naturalmente, in principio nessuno mi credeva, ma quando poi gli altri constatavano l'esattezza delle mie previsioni, ero inevitabilmente definito matto, dato che pare che chi sa fare cose che altri non sanno fare è matto.

Anche il web editor riusciva a identificare alcune vetture, come ad esempio la 6119 che sul 107, in via Nomentana, si annunciava da lontano con un sibilo più forte dell'usuale, probabilmente dovuto a usura anomala degli ingranaggi del riduttore.

Nell’estate del 1953, di ritorno dalla colonia di Acuto, servita allora e oggi non più da un amatissimo treno, vidi con raccapriccio che il 71 filobus non c’era più e che al suo posto 1’ATAC aveva messo in servizio degli autobus senz’altro più moderni (erano i così detti Alfoni, gruppi 3600 e seguenti, tutti desolatamente uguali e apparentemente scassati, benchè nuovi), ma pur sempre autobus, che rimasero al 71 per un tempo che a me parve interminabile. Ma un bellissimo giorno, non ricordo la data, il 71 tornò filobus; la mia gioia fu però attenuata dalla constatazione che di 71 a vetri non se ne vedevano più.

Il ritorno del 71 a filobus fu certamente un evento gradito, come era gradito il passaggio di tutti i filobus e autobus per via Panisperna (dove abitavo e controllavo tutta la situazione) il 2 giugno di ogni anno in occasione della festa della beneamata repubblica ed in tale ricorrenza il 64, il 70 e il 75 transitavano sotto casa e lo spettacolo era per me eccezionale, sebbene con una vena di rammarico notando come il 71 fosse privo di vetture a vetro (a dir la verità di 71 a vetro ne circolavano, ma erano tutti tre assi Fiat/CGE gruppo 6400 detto basso, quelli dal frontale panciuto e verniciati in verde scuro, che chissà per quale astrusa ragione allora non mi piacevano, al punto di non considerarli nemmeno a vetri). La linea, in quegli anni, era servita sostanzialmente solo dai 6100, mentre nel 1954 vi apparve la 4303, uno dei nuovi filobus a due assi ricostruiti per l'ATAC, su telaio Fiat, utilizzando parte dell'apparecchiatura elettrica delle vecchie due assi.


Una "6400 bassa" sul 71 in via del Traforo.

Sempre nel 1954 il 71 tornò autobus per circa un mese a causa di una interruzione di via della Mercede e quando tornarono i filobus si ebbe il prolungamento a p.le Clodio del 70, mio concorrente per il 71; si vociferava che il 71 sarebbe stato prolungato a porta Maggiore, ipotesi che poi si rivelò sballata, ma intanto scoprii che su tutta via Merulana erano stati preparati gli attacchi per un nuovo bìfilare. Il prolungamento del 71 non arrivò mai e provai ad indagare se nel passato una linea filoviaria era mai passata per via Merulana o a che cosa servisse quel bifilare: le informazioni avute in proposito furono, come al solito, errate e contraddittorie e solo di recente ho chiarito la faccenda, cioè che il bifilare in questione era previsto per una conversione in filobus della linea 93, idea poi abbandonata.

Dopo il 1955

Oramai conoscevo tutta la rete filoviarìa ed ero diventato famoso, nel senso che in qualsiasi posto della città mi trovassi, riconoscevo i miei filobus anche se dovevo faticare parecchio per convincere chi mi accompagnava che non leggevo il numero, salvo che poi, capito che non c’era trucco, la rabbia, autentica, si sfogava dicendo "sei matto".

Le linee filoviarie erano servite da tre depositi: Monte Sacro, Lega Lombarda e Trionfale; alcune linee erano servite da più di un deposito e, dalle mie osservazioni, risultava, nel 1957, la seguente situazione.

Invano, per avere una conferma alle mie supposizioni, chiedevo qualcosa ai conducenti, perennemente arrabbiati e maleducati (l’ATAC per assumere il personale usa due metodi: la capacità di maleducazione e la prova del chiodo): alle domande che facevo rispondevano con le argomentazioni più strane e assurde oppure con un chiarissimo “boh!”.

Oltre a ciò, io mi ero fatto una classificazione personale delle linee, suddividendole in:

L'A. omette nei suoi elenchi la linea 56, che a parere del sottoscritto (il web editor) andrebbe classificata tra le lussuose, insieme alla sua cugina 60; non dimentichiamo, infatti, che 60 e 56 (NT ed NT rosso fino al 1951) derivavano entrambe dalla linea NT con le fusioni effettuate nel 1949. Un altro punto dubbio è l'assegnazione di tutto il gruppo 6601-6655 a Trionfale; le 6600 apparivano infatti quasi quotidianamente, sicuramente tra il 1950 e il 1955, anche su 56 e 60, che non avrebbero dovuto avere vetture di quel deposito.

Negli anni 1960 e 1961

La precedente classificazione restò valida fino ai primi mesi del 1960, quando parecchie cose cambiarono e, in mancanza di una comprensibile logica, dovetti accettarle come programmate dal destino. Già l’11 febbraio si ebbe una lieve trasgressione alla ferrea geografia dei depositi, quando con l'orario 10°, appare sul 71 la 6089, mentre simultaneamente constatai che al deposito Lega si lavorava all'allargamento dei locali.

Ma la data storica è il lunedì 21 marzo 1960, quando, malato, non ero andato a scuola. Sin dalle prime ore del mattino però avevo sentito dei suoni inconsueti provenire dal 71, ma al momento restai a letto, anche per far meglio la parte del malato; però, verso le 10 sentii di nuovo quel suono insolito e, essendo mamma uscita a fare la spesa, balzai dal letto verso la finestra e vidi in un sol colpo, non una, ma due vetture a vetri straordinarie (per il 71): le 6615 e 6617. La situazione si ripetè nei giorni successivi, anche con la sostituzione di varie 6100 (ad es. la 6157) con 6600, quali la 6647 ed era chiaro che un evento del genere poteva essere successo solo con uno spostamento della geografia dei depositi che, secondo alcune mie deduzioni, doveva aver comportato il passaggio delle 6600 da Trionfale alla Lega Lombarda.

Ma, almeno per il momento, le 6600 non durarono molto, sul 71: il lunedì successivo scopersi con amarezza che non vi era traccia di 71 a vetro: possibile che le 6600 fossero durate solo una settimana? Grazie comunque alla mia bravura, scopersi subito la causa del fenomeno, da un certo punto di vista confortevole: il 78, che precedentemente era stato convertito in autobus, era tornato filobus e l’ATAC aveva dovuto trovare vetture a destra e manca (testimonianza di tale tesi era la 6615 che circolava del 78 ancora col cartello di linea posteriore del 71). Ma nei giorni seguenti le 6600 tornarono anche sul 71, anche in un numero notevole: un giorno, in maggio, il 71 aveva in servizio nove 6600 ed una sola 6100, la 6195.


La 6655 tabellata 71 davanti al deposito Lega Lombarda (L. Munzi).

La situazione mutò ancora quando, nel marzo 1961, le 6600 furono spostate al deposito Monte Sacro, passando invece parte delle 6100 basse e delle 6400 alte alla Lega; le 6600 apparvero anche, per la prima volta, su linee come la 37 che fin'allora non le aveva mai viste. Sempre secondo le mie indagini, la distribuzione delle vetture filoviarie era quindi la seguente.

Il 4 aprile il 71 ebbe la 6429 e il giorno seguente la 6469, accanto ai 6100 bassi e alti.

Dal 1962 alla fine

Ma nuvole tempestose si addensavano sul futuro dei filobus: mi accorsi infatti ben presto della scomparsa di alcune 6100 (ad es. le 6133, 6171, 6119, 6153, 6187) e dapprima pensai che tali vetture fossero in revisione; scopersi ben presto, invece, che i filobus citati erano stati ritirati dal servizio e che di lì a poco sarebbero stati avviati alla demolizione. Nonostante ciò, ero ancora fiducioso che il filobus avesse a Roma un avvenire ed anche l'ATAC sembrava aver dato conferma a questa mia sensazione, aprendo l'esercizio delle linee 47 nel 1957 e 43 nel 1960.

Tornando al 71, se nel 1961 l'utilizzazione per la mia linea dei 6400 alti sembrava garantirne la dignità, le cose peggiorarono notevolmente tra il 1962 e il 1963, tendendo paurosamente ad una situazione di default; scomparvero d'un tratto le 6400 alte e la linea fu servita quasi esclusivamente dalle vecchie 6100, alle quali un giorno si affiancò, chissà per quali oscure ragioni, la 6273, la prima "71 a vetri".


Contrariamente a quanto racconta il nostro appassionato, nel 1963 circola ancora qualche "6400 alta" sul 71...

Nel 1962 iniziò, purtroppo, il decennio finale del filobus, nel quale, con la progressiva radiazione delle vetture a tre assi anteguerra, il parco andò assottigliandosi; sul 71 ricomparvero le 6400 alte ed anche qualche vettura del gruppo 6205-6263, fin'allora mai viste: ricordo le 6233 e 6249 nel settembre del 1962, mentre verso il luglio del 1964 fecero la loro apparizione le 6700, vetture apparentemente identiche alle 6400 alte, ma con parte elettrica Marelli anzichè CGE, fin'allora confinate a servizi di periferia, e come conseguenza sparirono di nuovo le 6400.

La distribuzione delle vetture filoviarie doveva, al momento, essere la seguente.

Finita l’estate aumentò ancora il quantitativo di 6700, mentre anche i 6600 cominciarono ad avviarsi verso il loro ultimo viaggio; secondo le mie osservazioni, delle tre assi anteguerra restavano efficienti le 6027, 6029, 6069, 6075, 6077, 6081, 6105, 6113, 6115, 6123, 6159, 6163, 6183, 6221, 6231, 6253, che in settembre furono tutte riunite al deposito Lega Lombarda. Anche i primi "a vetro" erano stati decimati e restavano solo le vetture 6275-6283, 6301, 6335-6339, 6343, 6353, 6371, 6373, 6379, alcune delle quali (6279, 6283, 6373) verso la loro fine ricomparvero sul 71.

Il periodo dal 1960 al 1966 è stato il periodo più bello e contemporaneamente più brutto della mia vita con il filobus: ogni giorno c’era una novità, ogni giorno nuovi 71 a vetro, ma ogni giorno dovevo però registrare la morte o l’assenza di un filobus.

Il 10 marzo 1965 è per me una data funerea: il 71 è deviato per via Nazionale e il 64 è convertito in autobus. Quasi piansi, perché capii tutto, era stato deciso che i filobus dovevano morire, se anche il 64, filobus per eccellenza, non esisteva più. L’epopea filovìaria si avviava rapidamente al termine; il 71 passò ad autobus nel giugno del 1966, mentre due mesi prima, esattamente il 20 aprile 1966, tutte le restanti tre assi con telaio Alfa Romeo, da 6001 a 6655, erano state radiate. L'atto di morte per i filobus sarà sancito sei anni dopo, nell’estate del 1972, con la chiusura della linea 47.


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